Produzione 2010
Liberamente tratto da "Colledara" di Fedele Romani
Lo spettacolo è stato realizzato con il contributo del Comune di Colledara
Con: Cristina Cartone, Elena Cartone, Francescomaria Di Bonaventura,Alessio Fratoni
MUsica dal vivo: Alessio Fratoni
Scenografie: Francescomaria Di Bonaventura
Costumi: Annamaria Vaccarini
Ricerca testi: Lina Ranalli
Consulenza storica: Fausto Eugeni
Regia e Drammaturgia: Ottaviano Taddei
Nel 2010 si celebrano i cento anni dalla scomparsa di Fedele Romani, scrittore e letterato di Colledara, grande testimone di un'Italia che dagli anni dell'Unità si accinge ad entrare nel secolo ventesimo.
Lo spettacolo “LE OMBRE DEGLI AVI ” vuole ripercorrere il tempo dell'infanzia di Romani trascorso a Colledara, ai piedi del Gran Sasso, fino ai suoi anni maturi, quelli della sua permanenza a Firenze. I personaggi della messinscena sono quelli descritti dall'autore, attraverso un gioco di piccole e grandi storie, di aneddoti, di descrizioni meticolose, di canti e parole. Un viaggio che Terrateatro compie in un mondo che non esiste più, che però ci rimanda la eco delle tante immagini ancora vicine e di cui intende recuperare la memoria per restituirla alle nuove generazioni. I luoghi descritti hanno spesso subìto una trasformazione definitiva; eppure appartengono, insieme alle narrazioni e alle suggestioni, a tutti noi, fanno parte di un patrimonio genetico che ci portiamo dentro e che costituiscono ancora l'humus di un intero territorio. Le pagine di Romani compenetrano le storie per regalarci un affresco limpido, dove finanche le anime hanno vita, dove le ombre popolano le stanze delle case in pietra e il cuore pulsante della montagna vuole regalarci suggestioni indimenticabili. Le descrizioni della saltarella, o dei cortei religiosi accompagnati da tamburi assordanti, la scansione delle portate nei pranzi speciali, fanno da accompagnamento ritmico di una quotidianità dura e imprevedibile.
Sulla scena, Terrateatro riporta in auge le musiche, i canti, le parole e le azioni per celebrare la poesia dei monti e dei suoi volti; così come riconsegna dignità poetica agli oggetti di lavoro e non solo, oramai arrugginiti dall'oblio, anch'essi attori che completano le azioni, le arricchiscono, rendendo la parola più robusta e adatta al compito che gli è stato affidato. Le “Ombre degli avi”, dal canto loro, si aggirano tra le vie, giocano con i vivi, li custodiscono, li consolano e ancora sorprendono con apparizioni silenziose di cui si avverte quasi la corporeità.
“Le ombre degli avi” ci tengono per mano, vanno e vengono come nuvole, piangono con noi, tengono strette le mura delle vetuste case, consumano fiduciose i rituali antichi per i buoni auspici, tengono in custodia i pargoli cantando ninna nanne di infinita dolcezza. Chissà se andranno via un giorno, o se ancora insisteranno vicino a noi, per indicare la strada. Chissà se li sentiremo per sempre di notte, quando le valli si ammutoliscono e la natura ci parla con la sua voce inafferrabile. Chissà se ci aspetteranno.